8 Luglio 2010
Manifestazione al Brennero

“Una esperienza bella e positiva dal punto di vista della rappresentanza e del ruolo di sentienelle del territorio. Un po’ meno se si considera ciò che abbiamo visto passare nei camion con provenienze strane e destinazioni ancor più inquitentanti per noi consumatori”. Questo il giudizio degli allevatori e degli imprenditori agricoli che dalla Ciociaria, con i pullman e con le proprie automobili, hanno raggiunto il Brennero per prendere parte alla mobilitazione della Coldiretti per la tutela delle produzioni italiane. A capo della folta rappresentanza il presidente della Coldiretti di Frosinone, Loris Benacquista e il direttore Gianni Lisi insieme a molti dei consiglieri provinciali dell’organizzazione agricola frusinate. Prosciutti provenientI dall’Olanda e diretti in Emilia, lattuga spacciata con tanto di scitte per “tipica” italiana che invece arrivava dal nord Europa per essere immessa in uno dei mercati più floridi in termini di produzione degli ortaggi come il Veneto, per non parlare, infine, dei fiumi di latte, in buona parte di provenienza tedesca, contenuti in autocisterne dirette in molte regioni italiane, tra le quali anche il Lazio, dove se ne produce tanto e di assoluta qualità. Tutto quanto ciò è stato scoperto al valico del Brennero durante la mobilitazione di migliaia di allevatori e dei coltivatori della Coldiretti guidata dal Presidente nazionale Sergio Marini. “Due prosciutti su tre, di quelli in vendita in Italia, e quindi anche in Ciociaria – ha detto il direttore della sede ciociara Gianni Lisi - proviene in realtà da maiali allevati all’estero, ma nessuno lo sa perché non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della materia prima. Si tratta di un inganno per i consumatori e di un enorme danno per gli allevatori”. Gli imprenditori agricoli della Coldiretti di Frosinone hanno anche potuto constatare che, nonostante i recenti allarmi, continua ad arrivare dalla Germania mozzarella diretta all’Emilia Romagna, Veneto e, purtroppo, anche nel Lazio. Tra le spiacevoli “sorprese” -  aggiunto Lisi - oltre quella di un camion carico di pesto con scritte in italiano, ma proveniente dalla Germania, c’è anche quella di un tir, fermato e ispezionato dalle guardie di finanza sotto il pressing degli agricoltori della Coldiretti proveniente dall’Olanda con un carico di quintali di latte”. “Abbiamo constatato di persona quanto materiale schifoso entra dalla frontiera – hanno detto il presidente Loris Benacquista, il vice Gilmar Mastroianni ed il presdiente di Terranostra, Pietro Celletti arrivavano da Campoli Appennino, Arpino e Paliano - Oggi la vita delle nostre imprese è a rischio anche per questo. Perdiamo competitività e non abbiamo una remunerazione idonea nè alla qualità nè ai tanti sacrifici. E’ ora di dare una svolta – hanno aggiunto gli allevatori più espetti presenti come Antonio Ambrosetti, Paolino Roma, Renato Testani, Umberto Mastronardi, Giuseppe Renzi che hanno raggiunto il Brennero da vari centri della provincia. Il Governo e la Regione devono tutelare il nostro prodotto. Siamo pronti a tornare e restare anche settimane a controllare ma servono riposte certe da parte delle Istituzioni per continuare a lavorare al nostro progetto per una agricoltura tutta italiana e di certa qualità. E’ un bene per il paese. Tutti quanti noi come consumatori prima ancora che da allevatori  – hanno detto Sisto Moriconi, Cinzia Tombolillo, Valentina Di Girolamo, Giuseppe Rolletta, Ennio Savone e Sisto Scaccia – dobbiamo dedicare più tempo alla scelta di ciò che mangiamo. Ne vale per la nostra salute”. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati, cagliate e  polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei cittadini-consumatori. In Italia, secondo i dati elaborati dalla Coldiretti, sono arrivati nel 2009 ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 120 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina. Complessivamente in Italia sono arrivati 8,8 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt  e altro) utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Il 68 per cento del latte importato viene da Germania, Francia e Austria, ma è rilevante anche la quota da paesi dell’est come la Polonia (5 per cento), la Lituania (3 per cento), la Slovenia (3 per cento) e l’Ungheria (3 per cento). Si utilizza anche moltissima cagliata congelata (un semilavorato industriale) proveniente da paesi lontani come la Lituania che nel 2009 ha aumentato le importazioni verso il nostro  paese del 20 per cento rispetto anno 2008”. 
Considerando una produzione nazionale di 10,9 miliardi di chili, la Coldiretti stima che tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta. Le cagliate congelate da impiegare nella produzione di mozzarelle arrivano principalmente dai paesi dell’Est, ma la loro presenza non viene indicata in etichetta perché non è ancora obbligatoria l'indicazione di origine. Oltre ad ingannare i consumatori, si tratta di una concorrenza sleale nei confronti dei produttori che utilizzano esclusivamente latte fresco, perché per produrre un kg di mozzarella “tarocca” occorrono 900 grammi di cagliata dal costo di meno di 3 euro/kg, mentre il prezzo al pubblico di un kg di mozzarella vaccina di qualità non può essere inferiore ai 6/7 euro/kg. Le stalle della nostra provincia, così come quelle italiane, peraltro, sono le più controllate grazie ai circa 6000 veterinari contro i mille della Francia, con una media di un controllo ogni 5/6 giorni.

QUESTI GLI OBIETTIVI DELLA MOBILITAZIONE
Tra gli obiettivi della mobilitazione presentati dal Presidente della Coldiretti Sergio Marini ci sono:
•          Rendere obbligatoria l’indicazione in etichetta dell’origine territoriale del latte a lunga conservazione e di quello impiegato per le produzioni casearie.
•          Rendere obbligatoria l’indicazione nell’etichetta dei formaggi, come le mozzarelle e i latticini, delle sostanze diverse dal latte quali le cagliate prelavorate utilizzate come ingredienti nonché la loro origine territoriale.
•          Vietare l’uso di caseine, caseinati e proteine concentrate del latte nella fabbricazione dei formaggi.
•          Rendere pubblici i dati relativi alle ditte di destinazione delle importazioni di latte dall’estero attraverso internet.

IL LATTE: I PARADOSSI DEL NOSTRO PAESE

Sotto il controllo vigile delle forze di polizia sono stati ispezionati decine di camion che trasportavano latte e prodotti lattiero-caseari, cosce di prosciutto, concentrato di succo d’arancia e fiori in marcia verso il nostro Paese, tutti destinati a diventare prodotti italiani perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta.
“Vogliamo sapere cosa arriva e dove va a finire”, “Chi acquista ha il diritto di sapere se quello che compra è veramente fatto in Italia”, “I formaggi si fanno con il latte, non con la polvere”. “Subito l’etichettatura di origine obbligatoria”: questi alcuni degli slogan dei manifestanti frusinati Coldiretti di presidio al  Brennero che confermano l’esigenza di sempre maggiori e più accurati controlli. Alcune auto “civetta” della Coldiretti hanno seguito i camion con i carichi piu’ inquietanti al fine di verificare i luoghi di destinazione nelle diverse realtà regionali. Tra questi anche alcuni funzionari della sede ciociara che hanno “scortato” un bilico con latte proveniente dalla Germania e destinato ad un caseificio di Latina. In Italia l'indicazione della reale origine per i prodotti lattiero caseari è obbligatoria solo per il latte fresco, ma - ha spiegato Lisi - non per quello a lunga conservazione, per lo yogurt, i latticini o i formaggi. Per questo va sostenuta in Parlamento l’approvazione del disegno di legge sull'etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti che al Senato e' già stato ampiamente condiviso sia in commissione Agricoltura che in Aula. Un segnale incoraggiante è appena arrivato dal Parlamento Europeo che, sotto il pressing della Coldiretti, ha votato finalmente a favore dell’obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per carne, ortofrutticoli freschi e appunto prodotti lattiero caseari.
 “La battaglia, su questi temi, continuerà ad oltranza come per la vertenza sul prezzo del latte conferito dalla Ciociaria alla Centrale del Latte di Roma - ha dichiarato Lisi -fino a quando non otterremo garanzie sulla trasparenza dell’informazione ai consumatori e sull’etichettatura obbligatoria di tutti i prodotti. E non ci fermeremo qui: la nostra mobilitazione per la tutela dei prodotti italiani e quindi laziali e ciociari si allargherà agli altri prodotti del Made in Italy, dall’olio d’oliva al grano alla frutta, con altri presidi dei nostri agricoltori.  Dalle prove effettuate su un totale di 13 campioni di mozzarelle provenienti da diversi caseifici ben 6, e cioè quasi la metà (46 per cento), sono risultate non ottenute esclusivamente con il latte fresco. “Purtroppo anche questo è emerso – ha concluso Lisi -  nel corso della mobilitazione al valico del Brennero. Dopo lo scandalo della mozzarella blu prodotta in uno stabilimento tedesco e venduta con nomi italiani come “Fattoria Paradiso”,  Fattorie Torresina e Monteverdi. I risultati sono stati ottenuti grazie alle analisi effettuate con una nuova tecnologia che  si basa sulla evidenziazione di un “marcatore” che si trova nelle mozzarelle non prodotte con solo latte fresco ed è stata messa a punto con la collaborazione della facoltà di Agraria della Università di Bari. Si tratta del primo sistema di analisi che consente di rilevare se una mozzarella vaccina è stata realmente prodotta con latte fresco o se, invece, è stata realizzata utilizzando cagliate congelate o cagliate refrigerate vecchie. La mozzarella è il simbolo del Made in Italy all’estero e si produce con anche in Ciociaria. All’estero viene destinato ben il 18 per cento della produzione nazionale per una quantità di quasi 50 milioni di chili e un valore di 208 milioni di euro nel 2009. Ma fuori dal nostro Paese  proliferano però le imitazioni come negli Stati Uniti dove la mozzarella è il formaggio di tipo italiano piu’ imitato con una produzione di quasi 2 miliardi di chili all'anno. Occorre fermare una volta per tutte questi processi e Coldiretti dopo i brillanti risultati ottenuti vuole continuare a percorrere la strada della qualità e della rintracciabilità insieme alla certa provenienza per dare, finalmente, tranquillità ai consumatori”.

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