28 Marzo 2011
VERTENZA LATTE

Coldiretti Frosinone, dopo aver manifestato moderata soddisfazione per
la sottoscrizione dell’accordo per il prezzo del latte, punta a dare
dignità a tutti i produttori che consegnano nelle piccole strutture che operano
nel nostro territorio. “Indubbiamente l’accordo siglato, tra l’altro 
anche dalla centrale del Latte di Roma, Latte Sano e centrale del latte di Rieti –
chiosa il direttore provinciale di Frosinone, Paolo De Cesare – offre delle
prospettive diverse da quelle delle scorse settimane. Ora, però,
occorre che, per non piangere sul latte versato, come associazione si proceda, in
tempi brevi, per verificare quanti, tra i caseifici e le cooperative
laziali che prelevano il latte in Ciociaria ogni giorno, potranno
assicurare ai produttori un sensibile aumento per ogni litro conferito rifacendosi
proprio al prezzo stabilito qualche giorno fa in Regione”. Insomma si apre un
nuovo fronte. Il contratto firmato venerdì scorso prevede 42 centesimi per litro
conferito (si potrà arrivare a 43 con la qualità) con decorrenza dal 1 gennaio
di quest’anno sino al prossimo 30 settembre. I caseifici che operano nella nostra
regione potranno rivedere i propri prezzi e in questa direzione guarda Coldiretti.
“Non possiamo non tutelare anche i produttori che non consegnano alla
Centrale di Roma – precisa De Cesare – come organizzazione faremo tutto
quanto nelle nostre possibilità al fine di migliorare la remunerazione degli allevatori
ai quali occorre ridare dignità”. Ad oggi molti allevatori consegnano il prodotto
ricevendo poco più di 30 centesimi a litro quindi ben al di sotto di quanto
stabilito dal precedente accordo (38.50). Insomma qualcosa non quadra.
Il settore del latte sta vivendo un periodo particolarmente delicato
dappertutto. Il nuovo prezzo, però, può e deve aprire una stagione nuova in
Ciociaria e nel resto della regione Lazio in termini di attenzione e di sensibilità
per il settore che guarda con preoccupazione anche alla vicenda
Parmalat con i francesi impegnati a fare cartello a danno del nostro
Paese. “Tre litri di latte a lunga conservazione sui quattro venduti
in Italia con marchi del Made in Italy – aggiunge De Cesare - sono in realtà
già stranieri senza indicazioni per il consumatore come pure il latte impiegato
in quasi la metà delle mozzarelle sugli scaffali. Nella vicenda Parmalat occorre che
l’italianità sia difesa dalla stalla alla borsa e per questo è prioritario un progetto
industriale che valorizzi veramente il latte e gli allevamenti italiani e si impegni
su un  Made in Italy che, oltre al marchio, contenga materie prime nazionali”.

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