«ClassyFarm mette a rischio il 90% degli allevamenti del Lazio con costi di gestione troppo alti per le aziende zootecniche, sia con capi ovini che caprini, bovini da latte e carne, bufalini e suini. Per questo motivo abbiamo chiesto alla Regione una deroga all’utilizzo di questo strumento nato nel nord Italia, ma che non si adatta ai nostri allevamenti e territori». Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, che ha scritto una lettera all’assessore regionale all’Agricoltura, Giancarlo Righini per chiedere una deroga all’uso di ClassyFarm.
Una piattaforma informatica inserita nel portale nazionale della veterinaria (www.vetinfo.it), che elabora una notevole mole di dati quali: valutazioni in campo del benessere animale e biosicurezza dell’allevamento; consumo e suscettibilità agli antimicrobici, principali parametri dell’allevamento (stati sanitari, dati produttivi e alimentazione, rilevazioni al macello di dati sanitari (es. score polmonari) e di benessere (es. lesioni alla coda nel suino).
L’obiettivo è quello di categorizzare gli allevamenti in base al rischio, in termini di: benessere animale; biosicurezza dell’allevamento; consumo di antimicrobici, profili di antimicrobico-suscettibilità.
«Le nostre aziende zootecniche – prosegue Granieri - sono già sottoposte ad accurati controlli giornalieri relativi alle condizioni di salute di tutti gli animali tenuti in sistema di allevamento, non ha davvero senso quindi aggiungere loro un ulteriore aggravio di spesa e di adempimenti burocratici. Si tratta quindi per il Lazio di una classificazione che non crea né volumi, né valore ma solo costi insostenibili».
L’iscrizione, infatti, è gratuita ma i costi per gli allevamenti aumentano in maniera indiretta. Le spese per il veterinario abilitato al sistema Classyfarm, dalle prime stime, ha un costo che può aggirarsi tra i 300-600 euro annui. Le regole più restrittive del benessere, inoltre, impongono agli allevatori investimenti nel breve periodo, se non riscontrati dal veterinario nella check list di marzo, come beverini, reti ombreggiante e altro.
«ClassyFarm non si adatta ai territori e agli allevamenti laziali – ribadisce Granieri - i quali in molti casi, a partire dai bovini da carne allo stato brado, alle greggi di pecore allevate in modo estensivo, hanno il duplice obiettivo di produrre e di manutenere il territorio, distinguendosi in maniera netta dagli allevamenti del nord Italia. Quindi CassyFarm non può essere considerato una soluzione per la gestione delle aziende».
ClassyFarm è stato fortemente voluto dalla Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari (DGSA) del Ministero della Salute (MINSAL) ed è stato riconosciuto ufficialmente nel 2017, in funzione di quanto sancito dal Decreto del Ministro della salute 7 dicembre 2017, dall’art. 14 del D. Lgs. 5 agosto 2022, n. 136 (attuazione delle disposizioni del regolamento (UE) 2016/429), e dall’art. 9 del Decreto Interministeriale 2 agosto 2022 per la “Disciplina del Sistema di qualità nazionale per il benessere animale”. I compiti di gestione e sviluppo del sistema sono stati assegnati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lombardia ed Emilia Romagna (IZSLER).
«Quello che possiamo fare – conclude Granieri - è alzare in maniera importante la soglia minima in termini di UBA (Unità di Bestiame Adulto) sotto la quale i nostri allevamenti, per percepire i premi comunitari, non sono obbligati al sistema Classyfarm, oppure eliminare il sistema Classyfarm, sostituendolo con un sistema più adatto agli allevamenti estensivi della regione Lazio, basato sugli elementi strutturali e individuali di benessere animale. Fondamentale anche continuare ad investire sulla sostenibilità, così come è stato fatto ad esempio con il bando “Fresco Lazio”».
Nella vecchia programmazione, nel primo pilastro, la PAC non era previsto nessun pagamento legato al benessere degli animali, quindi non era necessario nulla, poiché le fatture elettroniche degli antimicrobici non erano registrate alla BDN. Mentre, nel secondo pilastro PSR, per quanto riguarda il benessere animale era prevista la compilazione del report d’impegno da parte di un tecnico agronomo. Il report prevedeva l’impegno da parte dell’azienda a mantenere o adeguare i requisiti del benessere animale previsti dal bando regionale.