Oltre 60 aziende agricole nel Comune di Tarquinia danneggiate dalle costanti e cicliche esondazioni del fiume Mignone su una superficie di oltre 500 ettari di terreno, dove le coltivazioni stanno scomparendo.
“Un danno per gli agricoltori che lavorano quei terreni - spiegano da Coldiretti Viterbo - e un danno anche per l’agricoltura e la biodiversità che viene così compromessa. Da anni gli appelli delle aziende agricole restano inascoltati. E’ importante intervenire per consentire alle imprese agricole di continuare a portare avanti il loro lavoro. La maggior parte di loro è costretta ad abbandonare quelle terre dove si sono tramandate tradizioni locali, prodotti tipici che stanno scomparendo e questo è un segnale pericoloso. I nostri agricoltori sono sentinelle dei territori, i primi ad accorgersi delle criticità, a dare l’allarme e ad intervenire anche con i propri mezzi”.
Un coro unanime si solleva dai residenti e dagli agricoltori che coltivano le terre lungo il fiume Mignone, che si sono costituiti anche in un comitato.
“Il danno che abbiamo subito in questi ultimi dieci anni - spiega Giovanni Marchetti, titolare dell’omonima azienda agricola a Tarquinia e presidente del comitato - a causa delle continue esondazioni del fiume Mignone, non è quantificabile e si traduce nell’impossibilità di coltivare quelle terre in cui sono cresciute generazione. Abbiamo più volte negli anni sollecitato un intervento risolutivo della Regione Lazio, ma la situazione è sempre la stessa. Quello che chiediamo è il ripristino dell’argine del fiume. Si sono susseguiti sopralluoghi, ma nulla è stato fatto.
L’unico supporto che abbiamo ricevuto è stato quello di Alessandro Serafini, rappresentante del territorio del Consorzio di Bonifica Litorale Nord di Roma e Tarquinia, ma l’ente non ha competenza specifica in merito per poter intervenire”.