11 Febbraio 2019
Coldiretti Viterbo: I giovani vogliono tornare alla “terra”
Crescono i numeri dei laureati in Agraria e di coloro che scelgono l’agricoltura come settore d’investimento. 

È in atto un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale. Il mestiere della terra non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è la nuova strada del futuro per giovani generazioni istruite e con voglia di fare.

Affermazione straordinaria, quest’ultima, avvalorata da dati importanti. Solo nel Lazio, sono state già presentate 1218 domande di primo insediamento, di cui ben 254 nella provincia di Viterbo. Anche il dato nazionale è di rilevanza eccezionale: lo storico ritorno alla terra ha portato 35mila giovani under 40 a presentare domanda per l’insediamento in agricoltura. L’Italia, con 56mila imprese agricole italiane condotte da under 35, è al vertice in Europa per numero di giovani in agricoltura. Una presenza che ha di fatto rivoluzionato il lavoro in campagna dove il 70% delle imprese giovani opera in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, l’agribenessere e la cura del paesaggio. Giovani “con tanto sale in zucca” che scelgono la formazione specialistica e la affiancano ad una valida idea imprenditoriale. Negli ultimi sette anni, infatti, gli studenti italiani hanno preso d’assalto la facoltà di Agraria che fa registrare un aumento del 14,5% delle iscrizioni, in netta controtendenza, nello stesso periodo, al calo generale del 6,8% degli universitari.

“Ma il percorso virtuoso che intraprendono questi giovani volenterosi e meritevoli rischia di infrangersi contro due ostacoli: la burocrazia, che sottrae mediamente 100 giorni di lavoro alle imprese, e il sottofinanziamento” afferma Enrico Vettori, delegato Giovani Impresa Coldiretti Viterbo.

Infatti, la burocrazia regionale risulta carente nella predisposizione e nell’attuazione dei Piani di Sviluppo Rurale con bandi emanati in ritardo, procedure farraginose e scarsa flessibilità. La conferma viene dal fatto che una recente analisi della Corte dei Conti ha fatto emergere, per esempio, tempistiche marcatamente difformi tra una regione e l’altra, in termini di capacità di evadere le domande di sostegno con tempi che possono allungarsi fino a 985 giorni. Il rischio concreto è che oltre danno ci sia la beffa con la restituzione dei fondi disponibili a Bruxelles in un momento in cui i giovani italiani scommettono nelle campagne come mai nel passato.

Secondo punto, di non minor interesse, è la scarsità di risorse individuate per un così importante fenomeno di riavvicinamento dei giovani all’agricoltura. In particolare, nel Lazio, la Regione ha stanziato 21 milioni di euro per la Misura Giovani a valere sul PSR Lazio 2014-2020. Stanziamento che, diviso per il sostegno concedibile ad ogni singola azienda (del valore di 70.000€), risulta premiare solo 300 aziende sul territorio regionale nella nuova programmazione in atto.

“Visti i numeri” sostiene il direttore Coldiretti Viterbo, Alberto Frau “la dotazione della misura 6.1 sembra attualmente essere assolutamente insufficiente. A mala pena una domanda su quattro potrà essere finanziabile. Per un settore definito come strategico, il sostegno delle istituzioni deve essere concreto ed effettivo”. Proprio per questo ci deve essere un solido rifinanziamento del bando per far sì che molti giovani che hanno intrapreso o vogliano intraprendere questa via, possano contare su una reale base economica per far fiorire le loro idee e permettere a questo nuovo esercito di agricoltori la valorizzazione della qualità dei prodotti, del Made in Italy nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità.

 

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