TRE IMPORTANTI PROPOSTE RISOLUTIVE E DEFINITIVE PER LA GESTIONE DELL’EMERGENZA
Mauro Pacifici, presidente di Coldiretti Viterbo, lancia la grande sfida sulla gestione del lupo nel Lazio: “Nel territorio laziale esiste ormai un’urgente necessità di mitigare i conflitti tra la presenza di lupi e canidi selvatici sul territorio e la presenza di insediamenti zootecnici, che si sono reimpossessati dei terreni di allevamento e pascolo di loro diritto, al tempo lasciati in seguito all’epoca dell’urbanizzazione. L’arma migliore per raggiungere tale obiettivo si è dimostrata essere l’apertura di una forma di dialogo costruttivo tra le parti in causa, in cui le varie problematiche sono state messe sul tavolo di discussione, per trovare insieme soluzioni accettabili da tutti e senza l’utilizzo di mezzi cruenti, a tutela sia del lupo che degli allevatori di bestiame del territorio."
Il lupo è da sempre una delle specie altamente protette in Italia, non cacciabile, non catturabile e non perseguibile con alcun mezzo. E lo stesso è per gli ibridi, animali di comprovata presenza sul territorio, di prima o successiva generazione, che sono tutelati dalla Convenzione di Washington e dal Regolamento di applicazione della CITES (338/97/CE), strumenti normativi che fanno esplicito riferimento alla protezione degli ibridi, qualora nelle quattro generazioni precedenti abbiano avuto almeno un individuo parentale appartenente ad una specie protetta.
Non è dunque ipotizzabile pensare a contenimenti selettivi, che non sono in alcun caso realizzabili; il problema degli ibridi largamente diffusi è, però, un problema reale, che mette a rischio l'identità genetica di una specie ancestrale, il lupo italico, ma per ciò che concerne l’impatto sugli allevatori di bestiame danneggiati, non vi è alcuna particolare rilevanza, poiché il danno viene comunque creato nell’ambito dei capi di bestiame allevati.
In questo contesto acquista notevole valore la possibilità di fornire agli allevatori tutti i mezzi per portare a termine le strategie di convivenza da adottare nei confronti delle specie, che possano destare maggiore preoccupazione per gli interessi economici e le proprietà.
In particolare: data la presenza stabile e accertata ormai dal 2010 di molti lupi e canidi nel territorio del viterbese e del reatino, nonché la disponibilità di un’importante risorsa sul territorio, cioè un allevatore certificato di cani da guardia di razza maremmana-abruzzese con pedigree e di alta genealogia, allevati sin da cuccioli a contatto con il gregge e consegnati solo all’età di 11 mesi, così che possano sviluppare l’attaccamento ai capi zootecnici considerandoli come “loro proprietà”, atti a difendere e non offendere se non in situazioni estreme (ricordiamoci che il lupo, come tutti i predatori, ricerca prede “facili” e si ritira se trova cani addestrati alla difesa o altri ostacoli) e che hanno già dato risultati straordinari nel nord Italia e data la disponibilità dell’allevatore di fornire agi pastori anche le nozioni (tramite corsi di formazione) sulla corretta gestione del cane da pastore, si potrebbero fornire tali animali a chi ne fa richiesta (ne servono circa 6 ogni 1000 pecore allevate), con un piccolissimo contributo pubblico della Regione Lazio per ogni cane di cui sopra, addestrato ed acquistato dalla ditta che già ha avuto grande successo con gli animali sino ad ora consegnati. Per ogni azienda verrà valutata la soluzione migliore per attuare la prevenzione sulla base del territorio su cui insistono i pascoli e il metodo di conduzione dell’allevamento, anche con il supporto tecnico e l’esperienza maturata da esperti della Regione Lazio e anche della vicina Regione Umbria, con cui da anni è stato stabilito un contatto per collaborare su studio e monitoraggio del lupo nel comprensorio e per la condivisione di informazioni riguardanti i metodi di prevenzione danni e di mitigazione del conflitto sociale. Si fa presente che l’addestramento di tali cani altamente specializzati, li porta a non essere offensivi verso l’uomo, a meno che lo stesso non si scagli contro il gregge. Si dovrebbe poi, come secondo punto, far partire una polizza assicurativa sullo smaltimento delle carcasse ovine, coperta direttamente per il 50% dal contributo del Consorzio di Difesa e per l’altro 40/50% dalla Regione Lazio, così che l’allevatore possa smaltire le carcasse di animali morti in seguito ad attacchi di lupo praticamente senza alcun costo (oggi smaltire un ovino ucciso costa all’allevatore circa 30 euro a capo) e con trasporto in “cassone chiuso” da parte della ditta di smaltimento, semplicemente aprendo un “sinistro” con saldo della ditta da parte della compagnia assicurativa.
Questa operazione, tra l’altro a bassissimo costo, è fortemente e particolarmente apprezzata dalle ASL, che avrebbero così finalmente a disposizione una BDN “pulita” ed in ordine, cosa tra l’altro necessaria al fine della corretta gestione dell’allevamento e della corretta presentazione di svariate domande di contribuzione europea (benessere animale, etc.). Sempre questa operazione sarebbe particolarmente apprezzata dall’istituto zooprofilattico, che avrebbe così a disposizione sul luogo di scarico numerose carcasse dalle quali prelevare campioni di tronco encefalico per l’esame della scrapie ovina, operazione che oggi risulta particolarmente difficoltosa poiché non è semplice riuscire a raggiungere le zone di decesso, causando così un grave problema per gli istituti zooprofilattici stessi. Il terzo intervento prevede la stipula di un’assicurazione per il ripristino del bestiame eventualmente ucciso dal lupo e non solo, per velocizzare la ricomposizione del branco o del gregge semplicemente tramite l’apertura di un “sinistro”, la quale dovrebbe usufruire di un contributo regionale ed avere un costo da definire sulla base di dati storico-statistici.”
Sul progetto interviene anche il direttore di Coldiretti Viterbo Alberto Frau, tra l’altro in passato anche tecnico faunistico specializzato in Umbria: “Un ottimo progetto che permette alla regione Lazio di porre fine al problema con una spesa praticamente irrisoria e agli allevatori di vedere finalmente tutelati i loro interessi, il tutto nel totale rispetto di una specie che va protetta e difesa nella sua esistenza e nella sua genetica”.