30 Agosto 2010
POMODORI

POMODORI : profondo rosso

Prosegue su tutto il territorio la raccolta del pomodoro e continuano le difficoltà di un settore sempre più in mano a pochi in grado di dettare regole e condizioni per poi impunemente non rispettarle o adattarle ai propri scopi. È proprio quanto sta accadendo per i pomodori, prodotto per il quale era stato sottoscritto un contratto di conferimento tra industria ed associazioni di produttori, già penalizzante rispetto agli anni scorsi, ma che oggi viene adattato cavillando sulle clausole, ad interesse e beneficio esclusivo della parte industriale. Una stagione che in partenza aveva tutti i presupposti per essere considerata discreta, con buone produzioni e di buona qualità, si stà rivelando come una delle peggiori degli ultimi anni per le difficoltà di consegna e i tagli effettuati sul prezzo all’agricoltore per “tagli e scarti”. Il primo handicap è legato ai pochi mezzi messi a disposizione dall’industria per i ritiri del prodotto e, poiché non lo si può tenere in campo per molto tempo la conseguenza è la seconda penalizzazione e cioè il prodotto, pur lavorabile, non è più al giusto grado di maturazione.  Le industrie soprattutto meridionali stanno lavorando a ritmi ridotti e si permettono di eccepire sulla qualità del prodotto per abbassare ulteriormente i prezzi o non ritirare integralmente il pomodoro che resta nei campi. Occorre la massima tempestività d'intervento ed è fondamentale  che in questa situazione di emergenza, vengano adottate misure straordinarie a sostegno dei redditi dei produttori e soprattutto che non vengano applicate le penalizzazioni previste qualora il produttore non riesca a raggiungere la resa minima regionale, dato che la mancata consegna del prodotto non dipende dalla volontà di quest'ultimo ma dal parziale o mancato ritiro del prodotto da parte delle industrie. Non è corretto che le ripercussioni siano sempre scaricate soltanto i produttori, cioè sulla parte più debole della filiera, occorre valutare l'efficacia delle azioni già messe in atto ad inizio campagna di trasformazione del pomodoro e intensificare i controlli nei luoghi e nei passaggi della filiera più sensibili per garantire una equa distribuzione del reddito fra chi produce e chi ritira e lavora il prodotto.  Vi è poi la questione delle eventuali distorsioni di mercato che derivano alla filiera italiana del pomodoro da un flusso di prodotti importati dall'estero, soprattutto dalla Cina. É chiaro che non possiamo né bloccare i camion né impedire la libera circolazione delle merci in osservanza degli obblighi comunitari ed internazionali ma possiamo pretendere controlli nei luoghi e nei passaggi della filiera. La contraffazione crea e smercia prodotti falsi che danneggiano gravemente produttori e consumatori; c'è chi trasforma pomodori che vengono chissà da dove in pomodori italiani ma ci sono anche delle regole e queste regole vanno rispettate, garantendo la massima trasparenza su tutti i vari passaggi per la produzione della passata di pomodori e, quando un semilavorato a base di pomodoro entra in Italia, come nel caso della passata, va verificato che la sua autorizzazione sia coerente con le regole vigenti.
La vicenda del pomodoro testimonia ancora una volta l'urgenza dell'approvazione della legge sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari ancora all'esame del Parlamento, oltre ad uno sforzo comune affinché l'Europa adotti le misure necessarie a salvaguardare i produttori comunitari ed i consumatori europei.

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